LONDRA 1 settembre. E morto oggi in un ospedale di Dublino, dopo una breve malattia, il suo poeta Seamus Heaney, premio Nobel per la letteratura, massimo rappresentante del rinascimento poetico irlandese.
Heaney, che aveva 74 anni, era nato in Irlanda del Nord e aveva studiato a Belfast, prima di trasferirsi a Dublino, dove ha insegnato al celebre Trinity College. Due anni fa, già in cattiva salute, aveva lasciato i suoi manoscritti e appunti alla Biblioteca nazionale irlandese, riferisce il quotidiano Il sole 24 ore.
Il Premio Nobel gli era stato assegnato per le sue poesie di grande «bellezza lirica e profondità etica, che esaltano i miracoli quotidiani e il passato vivente». Heaney, che è considerato il più grande poeta irlandese dopo William Butler Yeats, era profondamente legato all’Italia. Ha tradotto in inglese le poesie di Giovanni Pascoli e ha dichiarato più volte che non «sarebbe mai stato poeta senza l’esempio di Dante Alighieri».
Scavando
Tra il mio indice e il pollice sta la penna,
salda come una rivoltella.
Sotto la finestra, un rumore graffiante all’affondare della vanga nel terreno ghiaioso:
è mio padre che scava. Guardo da basso,
Finché la sua schiena china tra le
aiuole, si risolleva venti anni indietro,
piegandosi a ritmo attraverso i solchi di patate che interrava.
Il rozzo scarpone accoccolato sulla staffa,
il manico contro l’interno del ginocchio sollevato con fermezza,
sradicava le alte cime, infossando a fondo l’orlo lucente
per spargere le patate nuove che noi raccoglievamo
amandone la fresca la durezza tra le mani.
Sapeva bene come usare una vanga, per Dio.
Proprio come il suo vecchio.
Mio nonno tagliava più torba in una giornata
di chiunque altro uomo alla torbiera di Toner.
Una volta gli portai del latte in una bottiglia
turata alla men peggio con un pezzo di carta.
Si raddrizzò per berne e subito riprese
a tagliare e intaccare nettamente,
spalando pesanti zolle, gettandosele alle spalle, andando sempre più a fondo
in cerca di buona torba. Scavando.
Il freddo aroma d’ amido nel terriccio, il risucchio
e lo schiaffo della torba umida, i tagli netti della lama
nelle radici vive, mi risvegliano la memoria.
Ma non ho una vanga per imitare uomini come loro.
Tra il mio indice e pollice
sta salda la penna.
Scaverò con quella.