Monica Maggi
L’estate incendiaria di Castel Romano
Il campo rom di Castel Romano nasce nel 2007. Situato sulla via Pontina al km.24 in direzione Roma, è nato con l’intenzione di dare rifugio e casa a diverse etnie di rom: serbi, bosniaci, altre provenienze. Ma questo idilliaco intento svanisce presto. Siamo ad agosto di quest’anno: iniziano le guerre fra etnie, estorsioni, esodi, espulsioni, traffici illeciti e fiumi di denaro. In una situazione di convivenza di circa 1500 persone, ecco che esplode la questione legalità in tutta la sua drammaticità.
La situazione dell’insediamento autorizzato in via Pontina km 24 aveva già cominciato a degenerare a inizio giugno 2013, quando quattro casette del settore F erano state date alle fiamme. Dopo quei roghi se ne sono susseguiti altri, notturni, tutti concentrati nel settore D dove vivono per la maggior parte famiglie di origine Serba. In tutto sono andati distrutti 15 moduli abitativi in un mese e gli operatori delle cooperative parlano di situazione fuori controllo. E immediatamente hanno ipotizzato il peggio: l’acuirsi di un conflitto tra la comunità già residente, ma minoritaria, quella serba, e le famiglie di origine bosniaca, arrivate in massa nel campo dopo la chiusura dell’insediamento di Tor De’ Cenci.
“Come fanno queste persone a vivere così?” si chiede una delle volontarie che, ogni sabato, si reca a recuperare cani randagi all’interno del campo. I bambini seguono i volontari (loro sono vestiti con stivali e pantaloni resistenti) a piedi seminudi, indossando ciabattine di gomma. Si cammina tra il fango, i rivoli di fogne a cielo aperto, pezzi di ferro arrugginito e rifiuti di ogni tipo.
Le condizioni di vita di 1500 persone, provenienti da tre campi (Tor Pagnotta, Tor de’ Cenci e Castel Romano) non possono essere diverse. Le situazioni igieniche e sanitarie degli accampati sono precarie e gli abitanti lamentano l’insicurezza per il quartiere. E ora è scattata anche la guerriglia tra etnie differenti. Tutta l’estate di quest’anno è stata un susseguirsi di incendi dolosi e di fughe in altri campi rom.
Così la questione sicurezza resta alta. E tocca anche il problema delle casse notoriamente esangui del Comune. A Castel Romano sono state impiegate numerose guardie giurate, che sarebbero state assunte da Risorse per Roma e stabilizzate da Gianni Alemanno nell’intervallo fra il primo turno elettorale e il ballottaggio. I vigilantes in tutto sono una settantina, smistati nei campi autorizzati e costerebbero all’anno 2,5 milioni di euro. Per ricostruire le casette di Castel Romano, con annessi allacci e utenze, e per la bonifica del terreno bruciato, serviranno almeno 30mila euro a modulo. E al ritmo di un rogo al giorno la somma è presto fatta.
Solo una cosa è certa: l’intento del Comune sta fallendo. Piccoli gruppi tornano nei vecchi accampamenti, dal volto più umano.