Nel cuore di Roma, in piena crisi, c’e un ristorante che va a gonfie vele. I piatti sono squisiti, l’accoglienza ineguagliabile, i clienti più che soddisfatti … tutto per ”colpa” di un uomo; un super uomo: Mario Rossi
“Super Mario” o come si potrebbe chiamare un italiano di 55 anni gioviale, raggiante, con i baffi del famoso personaggio che non sta un attimo fermo, che lavora dalla mattina alla sera, impartisce ordini, va e viene, parla con i clienti, ascolta, ti mette la sua vita sul piatto come se ti avesse conosciuto già una vita fa?
E come si può chiamare una persona che non dimostra questa età ma ha bensì otto figli maschi e una figlia femmina, la più piccola, più … più un altro in arrivo?
Noi, signori lettori, non sappiamo dargli un altro nome e sicuramente quello di Mario è il suo migliore e se lo porta con tanta dignità. In più si chiama Mario Rossi: il nome italiano più utilizzato su tutti i facsimili di documenti da compilare. Il più comune nome italiano addosso a questo uomo piccolo ma pieno di vita o non ci sta o, è proprio quello che lo rappresenta di più.
Una sera, un lunedì sera, quando gran parte dei ristoranti italiani sono chiusi perche „di riposo” o perché c’e la „crisi”, siamo andati a mangiare in Via Filippo Turati, 23 a Roma, alle spalle della Stazione Termini. Dove? Da questo signor Mario. Ed è stato „amore a prima vista”.
Trenta persone al tavolo che non si sono mai sentite sole, ignorate, trattate minimamente da stranieri o forestieri. E’ cominciata subito l’allegria e la buona disposizione. Ci siamo sentiti dall’ingresso come a casa nostra.
Abruzzese di origine, Mario Rossi ha comprato questo ristorante, „Il Faggianetto”, nome storico esistente dal 1920 nel centro di Roma e da allora lo ha fatto funzionare. Sua moglie, Delfina Imperi (si vergogna di dire il nome perchè dice che è inconsueto) fino il 2002 è rimasta a Montorio Romano a crescere i figli. Ora gli sta accanto. Sta aiutando suo marito come può perchè è in attesa dell’ultimo in arrivo, il nono figlio!
Non sono rari, ma rarissimi, gli italiani di questi tempi che hanno 9 figli più un altro in arrivo. Soprattutto in questi momenti di recessione.
Ma il signor Mario non ci pensa. Lui pensa a lavorare, e la sua cucina ci ha riempito di piacere: dall’antipasto, alla pasta fatta in casa fino ad un agnello al forno da leccarsi i baffi, al dolce e all’ ammazza caffè …
Viene ai tavoli, parla con tutti, scherza, poi ci racconta del primo romeno che lo ha aiutato in cucina già nel 1990… Un certo Nicola di Brasov, così si chiamava.
” – Tanto bravo, lavoratore, non spendeva nulla… Mario, mi diceva, io sono venuto qui per lavorare e per tornare in Romania e farmi la vita lì. E infatti, dopo quattro anni se ne andò e non seppi più nulla per un bel pezzo. Un giorno, dopo tanto tempo, entrarono due giovani nel mio ristorante chiedendo: ” C’e ancora qui un signor Mario?” E mi fecero vedere una lettera che portavano con loro: era la lettera di Nicola che mi ringraziava e che aveva mandato i figli in viaggio di nozze a Roma. La mia gioia fu grande, enorme. Era il risultato della cosa buona che avevo fatto per quell’ uomo in quel lontano tempo. Mi sentivo partecipe della sua gioia di padre.
– Come mai sei arrivato a 9 figli, Mario?
E lui c’e lo racconta come se fossimo da anni amici, come fanno quelle persone sincere, che lavorando onestamente e non hanno mai niente da temere e nascondere:
– Sono stato costretto. Dopo il primo figlio volevo una femminuccia e non è arrivata. Dopo il secondo figlio, uguale e sempre cosi non ho mai perso la speranza finché sono arrivato all’ ottavo. E ho riprovato per un’ altra volta. Sorride.
– E quando l’hai saputo che la nona sarebbe stata una figlia?
– Eheee … E’ stata una grande gioia di liberazione. Era come se mi avessero esorcizzato dice e tutta la sala scoppia di risate.
Mario è un artista, e il suo menù è un programma da seguire ma, prima di tutto, lui è un Padre con la „P” maiuscola.
I suoi figli sono grandi oramai ma ancora non ha nipoti. In cambio ha otto dipendenti che corrono insieme a lui accontentandoci con le richieste più strane. Nessuna smorfia, nessuna occhiata storta tra i dipendenti ….
– La crisi, Mario, come la vivete?
– Al centro e specialmente da noi non è ancora arrivata, muove i baffi contento. Per tre motivi: facciamo le cose bene, siamo in un ottimo posto e poi, l’industria del turismo ancora non è calata.
C’e ne andiamo tra ringraziamenti e cortesie delle più sincere con il rammarico di aver lasciato il posto, con la contentezza di esserci sentiti meglio che a casa e con la speranza di ritornare da Mario, “il PADRE” per eccellenza.
Ristorante IL FAGGIANETTO Via Filippo Turati, 23 a Roma